Magazzini Bracchi Home | D come

Iscriviti alla newsletter

D come

Beatrice di Beatrice - 2023-03-08

Come donna, come design

No, questo non è il solito articolo celebrativo della donna pubblicato l'8 marzo. Se andate in cerca di originali slogan da copiare e incollare nella caption del vostro post Facebook quotidiano o l'ennesima propaganda femminista da appoggiare e condividere vi consigliamo di voltare pagina, anzi, chiudere pagina. Troverete piuttosto nomi che meritano di essere menzionati oggi, domani e in qualsiasi giorno dell'anno non perché donne ma perché architetti, designer, artiste. Nomi che non hanno bisogno di presentazioni e nomi per lo più "sconosciuti" al grande pubblico, autrici di celebri edifici e piccoli capolavori: "Sono un architetto, non una donna architetto" ha affermatato La Dame dell'architettura Zaha Hadid. 

Dunque, all'appello. 

A come Aulenti Gae

Prima tra tante ma solo nel rispetto di un rigoroso ordine alfabetico e non d'importanza. Instancabile intellettuale, prima redattrice di Casabella e poi collaboratrice di Ernesto Nathan Rogers in un Italia in macerie tutta da ricostruire, industrial e interior designer incurante di mode e tendenze, lavora per Fiat, Max Mara, Knoll e Artemide, trasforma la dismessa Gare d'Orsay in spazio espositivo di meraviglie - dalla "Notte stellata" di Van Gogh alla "Colazione sull'erba" di Manet - e firma, tra le tante, la lampada Pipistrello per Martinelli, icona del design italiano, sempre rifiutando l'odiato appellativo di archistar. 

B come Bini Gentucca

Figlia e nipote d'arte (suo padre è Stefano, l'architetto che negli anni '70 ideò la griffe Pierre Cardin, sua nonna è Bruna, sarta d'alta classe con atelier in Via Montenapoleone), un nome dantesco e gli spazi dell'ex-fabbrica di scarpe Superga scovati tra i cortili meneghini e trasformati in hub culturale-abitazione. Architetto di formazione, stilista, designer, comunicatrice, patafisica, una creativa tout court, Gentucca è cresciuta tra le tele tagliate di Lucio Fontana e i monologhi di Vittorio Gassman. Alcantara e Ceramiche Bitossi sono solo alcune delle collaborazioni stampate su un curriculum ancora da scrivere. 

C come Caffi Lara

Giovanissima designer, ha la rara e raffinata capacità di trasformare oggetti del quotidiano in piccole sculture emozionali, omaggi alla tradizione del design mediterraneo. Nei suoi progetti passato e forme del futuro si fondono in una sintesi perfetta: "Credo che uno degli aspetti vincenti sia il recupero della memoria. Recuperare un oggetto e renderlo attuale ci permette di riconoscerlo e integrarlo molto più facilmente nella nostra quotidianità" ha affermato. E questa filosofia abbraccia in ogni progetto realizzato per KnIndustries, azienda bresciana con cui collabora dal 2012: dalla Caffettiera Lady Anne alla pentola The Saucepan, dalla padella The Omelette al bollilatte The Kettle.

U come Urquiola Patricia

Spagnola di nascita e italiana di adozione fa dell'equilibrio tra rigore e fantasia il proprio marchio di fabbrica. Ambasciatrice del design d'autore nel mondo trova ispirazione in ogni dettaglio che la circonda: "Quasi tutte le cose che progetto nascono per analogia, ma a volte l'ispirazione mi viene solo con il passare del tempo: ci sono oggetti che tengo in casa, che stanno lì a decantare, un po' come il vino. Ma so che da quelli verrà fuori qualcosa". Reinterpreta in chiave contemporanea e innovativa materiali e forme della sua terra d'origine - la collezione di maioliche Azulej per Mutina ne è esempio - e intesse arredi per Paola Lenti, inaugura un lab nel 2001 e dal 2015 assume la direzione artistica di Cassina, espone nelle sale del Vitra Museum di Basilea, del MoMA di New York e in Triennale a Milano. Da Glas, Moroso, Flos fino a Max Mara per cui disegna una linea prêt-à-porter: "Il mio lavoro consiste nel ricercare ogni giorno il modo in cui possiamo abitare uno spazio o vivere un'esperienza [...]. Anche gli abiti ci accolgono, sono parti della casa che ci portiamo dietro nel nostro percorso". 

V come Vigo Nanda

Artista dalle mille sfaccettature e un unico fil rouge che caratterizza tutta la sua carriera: il conflitto/armonia tra luce e spazio. Dopo un'esperienza alla corte di Frank Lloyd Wright torna in una Milano in pieno fermento - quella degli anni Sessanta - dove tra un confronto (costruttivo) con Fontana e un appuntamento (d'amore) con Piero Manzoni combina arte concettuale e pop, culture primitive, movimenti neo e post-design italiano. Mescola tulle, neon e specchi dando vita ad ambienti magici e ai Cronotopi realizzati con materiali industriali e ispirati ai fondi dorati maestri caravaggeschi: opere che si pongono come filtri visivi della realtà e che fanno di lei la Maestra della luce. 

Z come Zaha Hadid

Si, lo ammettiamo. Qui abbiamo barato e piegato le regole del gioco. Ma non potevamo non (ri)citare Zaha Hadid: prima donna a vincere il Pritzker Prize, il Nobel dell'architettura - episodio datato 2004 - e pioniera del cosiddetto movimento decostruttivista. Una vita costellata di progetti magnificenti dalle forme sinuose - dal Centro Culturale Heydar Aliyev di Baku al London Aquatics Center - e un'ode alla perseveranza e alla determinazione. Amata e detestata, accusata di manierismo e a volte incompresa ma ricordata da tutti - profani e non - come la più importante rappresentante, in età contemporanea, dell'architettura declinata al femminile.